venerdì 30 luglio 2010

La democrazia perduta

Un giorno, nel corso di una manifestazione politica a Palermo, una bandiera di Alleanza Nazionale mi sventolò sul viso e pensai a mio padre, lassù, antifascista doc, che a soli 18 anni fu inviato al confino di polizia in un paesino dell'Aspromonte, dove poi nacqui. Quella bandiera, pur se facente parte della Casa della Libertà in cui militavo, mi dava fastidio. Molto fastidio.
Oggi, tuttavia, seguita attentamente la vicenda Fini/Berlusconi, è l’arroganza di quest’ultimo a darmi più fastidio. La sua protervia e il servilismo di tanta gente che sta ai suoi piedi, senza parola, senza potere alcuno, senza dignità e mortificata nel proprio essere, pur di conservare il diritto vergognoso di un “posto al sole”, alla Camera o al Senato. Per grazia ricevuta.
Un meccanismo elettorale che ha messo in trappola i cittadini, non più garantiti da nessuno, ormai incapaci di reagire e di portare la loro voce nei luoghi sempre più bui del potere politico e non solo.
E noi che facciamo? Silenzio. Solo silenzio.
Io ho preso le distanze da questo sistema che non mi convince più.
Lo sport e la passione per la carta stampata mi tengono abbastanza impegnato ed al riparo da certe vergogne quotidiane.
Mio padre, nel 1938, in pieno regime, stampò dei volantini clandestini in cui era scritto “chi ha una lama l’affili, chi ha un’arma la tenga sempre pronta”.
Oggi vorrei fare mio quest’invito al popolo (delle libertà perdute), ma i tempi sono altri e le contestazioni sono sconsigliate dai medici di famiglia.