martedì 28 dicembre 2010

La Grande Alleanza Democratica non serve

Articolo pubblicato da "Trapani OK" il 29.12.2010 a commento del pezzo di Vito Manca "La GAD per vincere in città" apparso su "Trapani OK" il 28.12.2010

Questo il pezzo di Vito Manca

La GAD per vincere in città
28/12/2010
Come si vincono le prossime elezioni comunali a Trapani? La domanda gira tra partiti, movimenti e singole personalità politiche. La risposta non è ancora arrivata. Ma buon esserci qualche idea. Si può vincere con una Grande Alleanza Democratica, necessariamente trasversale. Non c’è un solo partito unito in città. Si ritrovano sotto lo stesso simbolo espressioni, a volte alternative, in qualche caso inconciliabili. La GAD dovrebbe nascere da un programma di pochi punti. Un patto sottoscritto da chi la pensa realmente allo stesso modo. Il consenso deve misurarsi sul progetto e non sulle etichette politiche che spesso finiscono per essere delle inutili camicie di forza intellettuali. Ma per far nascere la GAD bisogna una dose massiccia di coraggio. Bisogna spezzare le catene dell’appartenenza ed avere la forza delle proprie idee, da condividere con gli altri.

Questo il mio pezzo

La Grande Alleanza Democratica non serve

Gentile Direttore, con riferimento all’articolo apparso oggi a Sua firma, in ordine a quella Grande Alleanza Democratica che potrebbe costituirsi per cercare di battere alle prossime amministrative l’attuale nomenklatura, ritengo che debba considerarsi non esaustivo al fine del perseguimento dell’obiettivo che la GAD si proporrebbe.
Al di là del credere o meno che una grande ammucchiata, solo perché tale, possa portare a vincere le elezioni, credo che il problema principale, per questo territorio, sia quello di individuare delle figure capaci di reggere il confronto con i Fazio o i D’Alì.
Il primo, “in uscita” per raggiunto limite di mandati, ha amministrato molto bene Trapani, pur se con i suoi limiti caratteriali.
Il secondo, profondo conoscitore del territorio e delle sue bellezze, è stato il “braccio armato” di Fazio nel reperimento di quei finanziamenti che alla fine hanno consentito al primo cittadino di trasformare la città, o almeno una parte di essa.
Fatte queste considerazioni, Lei ritiene realmente che questa grande ammucchiata possa servire a scardinare quella cassaforte che i due proteggono con il coltello fra i denti?
No, caro Manca, per questa città ci vuole un articolato progetto amministrativo che, passando attraverso ciò che di buono è stato sin qui fatto, sappia guardare anche oltre.
Intanto ci vorrebbe una condivisione più ampia del progetto complessivo di sviluppo del territorio, non limitata ai “due”, ma aperta sempre al confronto; Condivisione che sappia guardare alla piccola imprenditoria, all’occupazione, ai giovani, alla gente che soffre, investendo i nostri soldi non in regate fantasma che sono servite a sperperare denaro pubblico (solo la Louis Vuitton ci ha dato qualcosa, ma si parla del lontano 2005!), ma in progetti che guardino concretamente a un turismo di massa, non elitario, che qui da noi significa sia aeroporto e quindi Ryanair, che navi da crociera, pur se con presenze limitate al mordi e fuggi.
E su queste due realtà che bisogna investire, realizzando infrastrutture turistiche che, attraverso il rafforzamento del piccolo commercio, puntino sulle antiche tradizioni e sui prodotti locali. Puntino a promuovere itinerari turistici in un territorio provinciale costellato di bellezze incommensurabili. Puntino a progetti culturali che non passino necessariamente attraverso l’Ente Luglio Musicale Trapanese il cui farraginoso assetto, in questi ultimi anni, è servito soltanto e “distogliere” ingenti risorse.
Come ho avuto opportunità di dire in altre occasioni, Trapani ha bisogno di nuovi amministratori amati dalla gente, voluti dalla gente, proposti dalla gente, non calati dall’alto, o frutto di intrighi tra politica e massoneria.
Solo così ritengo che la nostra “Trapani” potrà vincere le prossime elezioni.
Le ammucchiate di gente avida di potere non servono a questa città.
Roald Vento

domenica 26 dicembre 2010

Lealtà sportiva

Chi non ha mai praticato una palestra o un campo sportivo; chi non ha avuto la fortuna di confrontare le proprie capacità con quelle degli altri; chi di conseguenza non conosce le regole e lo spirito che animano lo sport, non sa e non saprà mai cos’è la Lealtà Sportiva.
Qualche decennio addietro, un danaroso presidente di una prestigiosa società di calcio siciliana, ai cui giocatori si diceva mancasse l’amalgama, nel corso di una affollata conferenza stampa affermò con tono serio: “noi la compreremo”, pensando che con i soldi si potesse fare anche questo miracolo.
La cultura che il denaro può tutto e che con esso si possano “aggiustare” tante cose e si possa anche far tacere la gente, è un modello molto diffuso dalle nostre parti; anche fra taluni amministratori locali che maldestramente ritengono che quei pochi miseri spiccioli che la pubblica amministrazione eroga in favore del mondo dello sport, possano servire a soffocare la voce di dissenso nei loro confronti, per la scarsa sensibilità dimostrata in favore del volontariato sportivo.
Così, può succedere che se il Presidente del Coni di Trapani, si permette di stigmatizzare la scarsa sensibilità di molti enti locali sia in ordine ai contributi che allo stato dell’impiantistica sportiva, apriti cielo! Mugugni, musi storti, sorrisi di compiacenza e presa di distanza da quel blasfemo di Presidente che si permette di criticare “il Divino”, proprio nel momento in cui la recessione sta rodendo le fondamenta della nostra economia, rischiando di far saltare il sistema Italia.
Nulla da dire, su questo; è vero, il sistema è in difficoltà, ma dove è detto che a pagarne le spese debbano essere la Scuola, la Cultura, lo Sport, il Volontariato?
E dove è detto che bisogna subire passivamente il silenzio degli enti territoriali nei confronti di tanti dirigenti sportivi incapaci, da soli, di reggere l’urto di una crisi che sta mettendo in ginocchio l’intero mondo dello sport?
La nostra lealtà, patrimonio che trae origine dalla costante frequenza di ambienti sportivi, ci impone il rispetto delle regole, senza costringerci però al silenzio, quando queste sono interpretate talmente in maniera distorta, da mettere in crisi l’intero sistema del volontariato.
Buone feste a tutti.