venerdì 29 ottobre 2010

Trapani - Si prepara la successione al sindaco Fazio

Qualche giorno fa ho lanciato un messaggio su Facebook, con il quale invitavo gli “Amici” a riflettere sull’opportunità che un po’ tutti si partecipasse al dibattito aperto sulla successione al sindaco Fazio.
Quale dibattito, qualcuno mi disse!
E qui sta il problema. In effetti non c’era e non c’è in corso alcun dibattito, tranne quello a quattrocchi fra i padroncini della città che qualche mese prima delle prossime comunali ci comunicheranno, loro grazia, il nome del prescelto.
E noi lo voteremo, lo eleggeremo, lo osanneremo, senza interessarci di capire se saprà essere all’altezza del compito. Se saprà essere un buon amministratore. Se saprà istaurare un buon rapporto con la sua gente.
Senza capire se dopo l’elezione farà il padre padrone della città, more solito, scordandosi dei partiti che l’hanno proposto e degli elettori che l’hanno votato.
Per evitare questi rischi, visto che al momento il dibattito non c’è, apriamolo noi. Cerchiamo di interessarci delle vicende della nostra terra, che è molto bella, molto di più di quanto ognuno di noi riesca ad amarla.
È una città che ha voglia di mettere a nudo il suo splendore, che ha voglia di competere alla pari con le più blasonate città del Mediterraneo.
Le sue bellezze, unite alle altrettanto belle dell’intero territorio provinciale, hanno bisogno che qualcuno finalmente le ami; le ami davvero e le faccia proprie, proponendole al mondo come meta di un turismo che non si lasci incantare solo dalla vela, dal vento, dal mare, ma un turismo che cerchi e trovi in questi luoghi da sogno tutte le emozioni che gli mancano in una quotidianità dominata dallo stress.
Trapani, dunque, luogo dove scoprire che i sapori del Mediterraneo sono più forti che altrove; dove ammirare tramonti mozza fiato; dove le bellezze architettoniche e paesaggistiche sanno di non temere confronti; dove l’azzurro del mare e i suoi profumi ti dispensano forti emozioni.
Trapani che con i suoi ristorantini, con le pasticcerie, con le gelaterie, è sempre pronta a prendere per la gola turisti esigenti.
Trapani con il suo Barocco, con il suo Liberty, con il suo stupendo centro storico, con la sua Colombaia, con le Egadi che l’abbracciano dal mare e con Erice che la domina dall’alto, pronta a proporsi ad un turismo culturale particolarmente numeroso ed esigente.
Questa Trapani dovrà essere costantemente vestita a festa, mai abbandonata a se stessa come fin troppo spesso appare.
Amare Trapani significa anche amare i suoi operatori commerciali, significa adoperarsi per favorire lo sviluppo, il commercio, l’industria, l’artigianato. Significa togliere lacci e lacciuoli che ancora condizionano l’avviamento di qualsivoglia attività imprenditoriale al servizio del territorio, dell’occupazione. Significa, in altre parole, essere dalla parte del cittadino e non averlo costantemente come controparte.
Significa che la politica, da destra a sinistra, debba smetterla di dividersi su tutto e ridurre le nostre città, le nostre istituzioni, i nostri enti e consorzi a luoghi di confronto/scontro politico che alla fine altro non produce che un danno enorme per le politiche di sviluppo, stimolate e frenate, alternativamente, dall’uno o dall’altro contendente.
Fino ad oggi abbiamo delegato ad occhi chiusi, abbiamo dato carta bianca ai politici di turno che però, pian piano, ci hanno tagliati fuori, escludendoci totalmente dalla partecipazione attiva al dibattito politico culturale di questa città.
Ritengo che sia giunto il momento di far capire che esistiamo ancora, che non abbiamo accettato il declassamento culturale e che abbiamo voglia di partecipare a costruire una città al passo con i tempi; una città senza padroni, in cui la mafia, la massoneria, le lobbies, gli intrallazzi, gli affaristi sanno di essere “non graditi”.
Una città ed un territorio che confidano nell’azione di Magistratura e Forze dell’ordine, ove ce ne fosse bisogno, per imporre il rispetto di regole e comportamenti fin troppo spesso oltre le righe.

Sport: disinteresse di Provincia e comuni del territorio

Si guarda ancora una volta con rinnovata fiducia ed aspettativa all’inizio della lunga stagione dei campionati a cui sono iscritte numerose società del trapanese, nelle diverse discipline sportive. Numerose e determinate, malgrado alcuni comuni, quello di Trapani in particolare, abbiano deciso di sostenere solo talune squadre maggiori, disinteressandosi totalmente del resto delle società sportive del territorio che non hanno percepito nemmeno un centesimo per l’interessante attività sportiva svolta nell’anno 2009. Attività che ha visto coinvolti migliaia di giovani atleti che soltanto attraverso la nobile azione del volontariato sportivo riescono ad appagare la loro esigenza di movimento, la loro voglia di correre, di giocare, di confrontarsi, di rapportarsi, di vincere, di perdere, di gioire e di soffrire.
Anche la Provincia Regionale di Trapani, insensibile a questa realtà, con una scelta che riteniamo “stravagante”, ha deciso di escludere dai contributi 2009 tutte le società facenti capo ad alcune federazioni sportive (!!!), cancellandole così, inspiegabilmente, dai propri archivi.
Di conseguenza, il giudizio che esprimiamo per questi Enti, relativamente all’attenzione riservata al movimento sportivo, è di totale “fallimento”. Come fallimentare giudichiamo l’azione di alcuni assessori che a parole dichiarano sensibilità verso i giovani e verso il volontariato sportivo e che poi, nei fatti, si limitano a “presenze” d’occasione e nient’altro.
Da questa scarsa sensibilità scaturisce che la nostra città, un tempo dotata di un’impiantistica sportiva che faceva invidia un po’ a tutti, oggi deve fare i conti con le associazioni sportive che non riescono a trovare adeguati spazi dove svolgere allenamenti e partite di campionato.
E' in questo clima che riprendono i campionati, e agli atleti, ai tecnici ed ai dirigenti, la cui aspirazione è sempre quella di “vincere”, rivolgiamo l’augurio più caloroso affinché i loro sforzi, sia sul piano fisico e tecnico, oltre che finanziario, siano compensati da risultati esaltanti, nella coerente consapevolezza, tuttavia, che non sempre e non tutti possono vincere.
Vero che l’importante è partecipare, ma è altrettanto vero che bisogna arrivare preparati al confronto con avversari che vivono le stesse emozioni, le stesse ansie e la stessa voglia di vincere. L’auspicio, dunque, è che la nuova stagione di gare riservi loro tante soddisfazioni.
Un augurio di buon lavoro Coni News rivolge anche a migliaia di studenti che da circa un mese sono fra i banchi di scuola, sollecitandoli a dedicarsi con impegno e determinazione allo studio, per cercare di costruire un futuro che qui da noi non ha prospettive felici. Loro, ancora non si rendono conto che fra un po’ d’anni saranno i protagonisti della vita socio culturale, imprenditoriale e politica di questa terra e che quindi hanno dei doveri, verso se stessi e verso gli altri; doveri che debbono stimolarli ad arrivare puntuali e preparati a questo importante appuntamento con la storia.

venerdì 15 ottobre 2010

Non sono un ex di nessuno

Questa è una lettera inviata al direttore del periodico "Monitor" che in un editoriale dal titolo "Il partito dei reduci" mi indicava, assieme ad altri pochi amici, fra gli ex del Sen. Antonio D'Alì. Nell'editoriale si diceva pure che "questi, qualora decidessero di scendere in campo, formerebbero una squadra di tutto rispetto"
Monitor ha pubblicato questa lettera nel n.30 del 15 Ottobre 2010

Gentile Direttore,
mi riferisco a “Il partito dei reduci”, titolo dell’editoriale apparso sul n.29 del Suo giornale, in cui, fra gli altri, mi cita quale ex del Senatore D’Alì.
Vorrei, al fine di una cattiva interpretazione di cose e di fatti, esporLe alcune considerazioni in proposito.
La mia lunga stagione politica al fianco del Sen. D’Alì, ha “subito” una pausa di riflessione quando qualche anno addietro, a seguito delle ricorrenti “incomprensioni” tra lo stesso, l’On. Adamo e l’On. Maurici, alcuni uomini di partito furono costretti a fare i conti con la “sporca” regola politica “o sei con me, o contro di me”.
Fu quello il tempo delle epurazioni e, cosa ancora più grave, della triste vicenda che vide il Sindaco Fazio e l’allora Presidente della SAU Vito Dolce, rivendicare loro “diritti” e “verità” nelle aule dei tribunali, con registrazioni sconcertanti che vennero alla luce. Io, allora, fui chiamato come persona a conoscenza dei fatti, a rispondere per circa quattro ore agli “interrogativi” degli inquirenti.
Il clima, gentile Direttore, non era di guerra fredda, ma di una guerra al massacro che lasciò “ferite” che difficilmente il tempo cancellerà.
Malgrado tutto, io cercai di continuare la mia azione all’interno del Partito, attivandomi con l’amico Francesco Briale, nel tentativo di “ricostruzione” di un giocattolo i cui ingranaggi erano dispersi in tutta la provincia.
Niente da fare! Il gioco al massacro fra i due leader era tale da travolgere anche chi stava vicino e qualunque tentativo di ricucitura finiva sempre in un cul de sac.
D’Alì e la Adamo continuarono a tormentare la vita del partito e a molti non rimase altro da fare che un passo indietro. Conseguentemente, al potere, nei sottogoverni locali, negli assessorati della provincia, andarono soltanto yes man, ovvero uomini capaci soltanto di dire “sì” al padrone di turno; così come oggi è richiesto ai parlamentari nazionali, beneficiari e al tempo stesso schiavi di una legge elettorale che li sottomette al volere di quei leader che hanno il potere di riconfermarli o meno nel prestigioso incarico.
Sono un ex di D’Alì? Assolutamente no! Sono certamente un ex di Forza Italia, un ex del Popolo della Libertà, un ex di questa politica balorda che ogni giorno di più mette gli uni contro gli altri, come se per ognuno di noi si trattasse di una guerra personale e non di un impegno politico al servizio della collettività. D’Alì, per quanto mi riguarda, ha lavorato bene per questa città, di altro non voglio parlare.
Oggi mi sento un ex ed un “ravveduto” per via delle mortificanti vicende politiche nazionali che danno sempre più un quadro del degrado in cui, con i nostri silenzi, abbiamo consentito che si facessero leggi ad personam; che si tutelassero personaggi plurinquisiti; che si nominassero Ministri per sottrarli alla giustizia; che si pensasse a “processi brevi” e lodi vari per tutelare non il cittadino ma altro; che si imbastissero dossier per mettere in silenzio il “dissenso”. E poi le escort e i balletti rosa! Che vergogna!
Sì, sono un ex, perché quando Berlusconi nel 1994 scese in campo, si era al tempo di mani pulite, l’entusiasmo popolare di milioni di italiani travolse anche me, inconsapevole, genuina pedina di un progetto di potere che oggi mostra tutte le sue negatività.
Ma perché ex di D’Alì? Per colpa di Giulia Adamo? Di Peppone Maurici? Di Mimmo Fazio? O di qualche gentildonna che da Roma ama occuparsi della politica locale? Sono un ex e basta!
Lei parla di un “partito dei reduci” No, assolutamente no! Ma non posso smentire che non ho mai smesso di partecipare al dibattito socio culturale e politico di questa provincia, anche se qualcuno pensa di aver tagliato l’acqua.
Come Lei dice, gentile Direttore, il tam tam viaggia sulla rete, come sulla rete viaggia il tam tam di Peppe Grillo. Attenzione, nessun collegamento, ma solo per far capire che si è in molti; molti ma molti di più di quanto si possa immaginare.
La gente è stanca di questo modo di far politica, a destra e a sinistra. E’ stanca di doversi costantemente “schierare”. I nostri giovani stanno crescendo sull’onda del berlusconismo o dell’antiberlusconismo. Riteniamo che questa sia una cosa seria, o un fatto che imbarbarisce noi e la nostra politica?
I giovani cercano certezze che oggi non hanno; cercano di dare una svolta alla loro vita, ma il territorio che li ha visti nascere non sa offrire altro che le braccia aperte all’infinito di una famiglia che non si rassegna alla disperazione dei figli, costretti a cercare altrove la loro serenità.
Lotto per questo; lotto anche per i miei figli, perché siano finalmente orgogliosi di vivere in una terra che dia loro le stesse opportunità che hanno i coetanei di quel nord opulento che ha fatto le sue fortune anche sulla nostra pelle: con i nostri migranti, con i nostri cervelli esportati, con la nostra povertà, con i nostri politici corrotti e conniventi, con una Cassa del Mezzogiorno fasulla e asservita al potere centrale che ha elargito miliardi a personaggi e aziende che al territorio hanno lasciato poco o nulla.
Vogliamo continuare così?