domenica 31 gennaio 2010

I nostri figli non sono degli impenitenti fannulloni

Caro Brunetta, anche Padoa Schioppa, dopo aver mortificato milioni di giovani italiani costretti a vivere in famiglia perché privi di alcun reddito, ritrattò quanto detto sui “bamboccioni” affermando di essere stato frainteso. Lei, per giustificare il suo assunto sulla teoria dei giovani mammoni, usa ricorrentemente sbandierare a destra e a manca la sua umile provenienza. Le piace pure ricordare che da piccolo accompagnava suo padre per strada, a vendere con la bancarella.
Veda, caro Ministro, lei non ha fatto nulla di diverso dai milioni di figli di idraulici, elettricisti, muratori, macellai, imbianchini, venditori ambulanti ..... che con molta naturalezza hanno prima seguito le orme del padre e poi, se bravi e fortunati, divenuti affermati professionisti. Laureati.
La smetta quindi di mistificare i fatti e si adoperi affinché ai nostri figli, vengano offerte le stesse opportunità che avete avuto voi quando la politica portò il debito pubblico italiano a limiti insostenibili. Quando le Università si aprivano e non si chiudevano! Quando gli enti pubblici e le aziende assumevano e non licenziavano! Quando la politica sistemava migliaia e migliaia di dirigenti ed impiegati in organismi creati ad hoc per amici e parenti! Quando con i soldi rubati allo Stato si mantenevano eserciti di disoccupati attivisti di partiti e sindacati!
Certo, oggi ci siamo resi conto che tutto ciò non è più possibile e che bisogna risparmiare, cominciando da da quei giovani che da impenitenti parolai continuate a definire bamboccioni.
Ma la politica e i partiti si sono guardati bene attorno? Si sono chiesti con chi si accompagnano? Qual’è il loro ruolo? Lo capite che dovreste abbassare gli occhi per la vergogna al cospetto di tante laboriose ed oneste famiglie che soffrono e piangono in silenzio per la loro solitudine! Per i loro figli senza futuro!

martedì 5 gennaio 2010

Tristezza infinita

Pubblicato su "Coni News" - Luglio 2009
"Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande". Sono parole del giudice Giovanni Falcone, pronunciate prima di quel tremendo 23 Maggio 1992 che a Capaci diede vita alla stagione delle stragi.
Oggi Trapani, la Sicilia, l’Italia intera, rivivono quel ricordo perché a un servitore dello Stato, uno degli uomini migliori che la Polizia esprime nel nostro territorio, è stato indirizzato un orribile messaggio intimidatorio.
Il mondo dello sport trapanese che sulle regole, sul rispetto dell’avversario, sul fair play e sulla lotta alla droga ed alle sostanze dopanti ha sempre impostato i propri modi comportamentali, oggi guarda con sgomento ed infinita tristezza a questo proditorio attacco ad un uomo che ormai da anni dedica le sue migliori energie alla lotta alla mafia, agli affari malavitosi, al malcostume sempre più imperante.
Giuseppe Linares, gli uomini della Polizia, dei Carabinieri, della Guardia di Finanza e della Magistratura, sanno perfettamente che la stragrande maggioranza della popolazione, quella onesta, sana e laboriosa, sta con loro, dalla loro parte; sta con chi, con grande sprezzo del pericolo, opera quotidianamente per renderci più liberi; opera per restituirci quegli spazi che altri, dalla mafia alla politica, dalla massoneria deviata alle lobbies, impropriamente occupano.
La solidarietà è un gioco di squadra e noi, oggi, la esprimiamo coralmente in favore di chi “non è solo” e “non sta facendo un gioco troppo grande”. Linares è infatti uno di noi e il rispetto delle regole è nel DNA del suo essere.

Ai politici dico "ravvedetevi"

Articolo pubblicato su "Coni News" edizione Dicembre 2009
L’influenza è pericolosa? Il vaccino è sicuro? Le leggi sono ad personam? La politica è credibile? Lombardo è un buon governatore? Hanno ragione i lealisti o Micciché e Fini? Ha ragione Tranchida o la banda Bassotti? La crisi è alle spalle o dovremo ancora piangere lacrime di sangue? La mondezza di Fazio è più pulita di quella di Tranchida? Il problema è una grande città o grandi uomini? L’Autorità Portuale è di destra o di sinistra? Ha ragione Di Pietro o Berlusconi? Hanno ragione Santoro e Travaglio o Vespa e Fede? Cuffaro e dell’Utri o i pentiti? E la Banca del Sud sarà una nuova Banca o somiglierà al Banco di Sicilia? O meglio ancora alla vecchia Cassa di Risparmio? E i soldi, come e a chi li daranno? Con quali garanzie, considerato che si tratta di una banca privata?
Sono sincero, non so dare una sola risposta seria, equilibrata, supportata a questi quesiti e mi chiedo se ci sia in giro qualcuno capace di farlo. La politica non certamente. è assente, chiusa in se stessa, autoreferenziata. Esiste solo in televisione, dove compaiono esclusivamente i capi e i compari; di destra, di centro, di sinistra.
Gli odierni partiti si possono simboleggiare come una piramide capovolta, senza base, in cui il vertice basso non riesce a reggere l’equilibrio, rendendola traballante, pronta a crollare al primo alito di vento che, prima o poi, spazzerà via ogni cosa. Con buona pace dei tanti yes-man che al momento pascolano all’interno dei partiti che per grazia divina li hanno “prescelti”, facendoli assurgere a ruoli spesso al di sopra delle loro reali capacità.
Questa è la nostra classe politica, distante anni luce dalla gente. Nessuna sezione, nessuna segreteria, nessun coordinamento. Al Centro comanda Silvio, al Nord Umberto, in Emilia Massimo, al Sud Raffaele; in ogni provincia un Gerarca che li rappresenta e che si guarda bene dall’aver contatto con la base, con la gente. Perché lui la base, la gente, le domina, le controlla, le imbonisce.
Questo stato di incertezza e di incomprensione delle diverse dinamiche, pone il cittadino in uno stato di angoscia che si traduce in mal di vivere, costretto com’è a subire passivamente ogni cosa, incapace di analizzarla, di tradurla, di farla sua, di metabolizzarla. Si sveglia al mattino con le TV che fanno la conta dei morti della nuova influenza e poi, via via, Brunetta, Gelmini, Tremonti, Di Pietro, Bersani, Rutelli e Casini ... casini a mai finire, tutto il santo giorno, senza pace, senza pietà per nessuno. Un giorno Papa Wojtyla inviò agli scienziati riuniti ad Erice il seguente messaggio “Come al tempo delle lance e delle spade, anche ora, nell’ora dei missili, a uccidere prima delle armi è il cuore dell’uomo”. Una verità inconfutabile.
Il mondo dello sport attraversa anch’esso questo mal di vivere. Abbandonato a se stesso, senza riferimenti in alcuna classe politico amministrativa, soffre di un malessere generale che sta portando migliaia di dirigenti sportivi ad analizzare criticamente il senso del proprio impegno, del proprio quotidiano sacrificio. La tragica carenza di impianti sportivi, l’assenza di sponsor e il silenzio assoluto degli Enti locali, fin troppo spesso nella veste di veri e propri vessatori (fidejussioni, canoni locativi, luce, acqua, gas, custodia), stanno mettendo con le spalle al muro numerose associazioni sportive che con la loro azione sottraggono all’ozio, alla pigrizia, all’alcol e alla droga molte migliaia di giovani.
Sottovalutare quest’impegno è un fatto assai grave, la cui responsabilità ricadrà esclusivamente su quegli amministratori che facendo finta di non capire e di non vedere, continueranno a privilegiare interessi di cordata, comparate e sagre paesane. Continueranno a sponsorizzare amici e parenti, incuranti del significato che per i nostri giovani assume il rapporto privilegiato con lo Sport, con la palestra, con un salutare modo di vivere.
Malgrado questo quadro a tinte fosche, ai giovani, alle loro famiglie, ai dirigenti sportivi ed a quanti credono nei valori dello Sport, auguro un Santo Natale ed un prospero e felice nuovo anno.
Ai politici, invece, dico cosa avrebbe detto loro il Papa polacco: “ravvedetevi”.
Roald Vento