mercoledì 24 settembre 2008

Sgarbi, Giammarinaro e i Salvo

E' un tiro a bersaglio che non lascia scampo. Non si salva Salemi, non si salva la Sicilia, non si salvano i nostri figli. Sgarbi, uno dei personaggi al tempo stesso più amato ed odiato d'Italia, è diventato sindaco di Salemi. Taluni giornalisti, dopo una breve pausa di riflessione, ora lo attaccano da ogni parte, perché nella terra dei Salvo e dei Giammarinaro non ci può essere "speranza", non ci può essere futuro. Non si è capaci di guardare avanti senza rivolgere la mente al passato, senza girarsi due, tre volte, mille volte, per vedere l'ombra dei Salvo che pesa come una cappa di piombo su questa terra.
Non so se Giammarinaro è un delinquente oppure un mafioso, ma so per averlo letto che pur accusato di grandi misfatti ha pagato con il carcere per poi essere pure assolto. Ma qui da noi e forse non solo qui, si è soliti dire che "u carvuni si un tingi, mascaria" ed allora, secondo questa logica, il buon Pino dovrebbe essere guardato con diffidenza da tutti. Condivido il concetto. Ma lui, tuttavia, è lì, amato dai suoi concittadini ancor più oggi che si ritrovano ad avere un sindaco che sta alterando i loro bioritmi, vivacizzando un dibattito nazionale su un territorio che dai tempi dei Salvo non ha più avuto alcun peso nel panorama politico, economico e culturale.
Per la miseria, in Italia abbiamo assistito, per un certo verso anche sbigottiti, al proliferare di una pletora di pentiti, alcuni sinceri, altri decisamente interessati, che comunque hanno consentito di aprire brecce importanti nella muraglia cinese che la mafia aveva costruito attorno ai propri loschi interessi. Secondo la logica del pentitismo e della riabilitazione, potremmo essere legittimati a pensare che Giammarinaro si possa essere ravveduto? (se colpevole dei misfatti ascrittigli). Mi spiego meglio: è possibile dare ai cittadini di Salemi la speranza che un giorno, grazie a Sgarbi, grazie alla destra o alla sinistra, possano riprendere il cammino della speranza in direzione di un futuro migliore?
Giorni fa, dal barbiere, sul settimanale "Chi" ho letto un articolo su Sgarbi e la sua esperienza siciliana, che mi ha indotto a scrivere al direttore di quel settimanale la seguente lettera:
Gentile Direttore,
mi riferisco all’articolo di Michele Giordano dal titolo “Vittorio sgarbi, io, dittatore di Salemi”, apparso sul settimanale “Chi” n.28 del 16 Luglio scorso, per segnalarLe il vezzo di taluni giornalisti di infarcire i propri articoli riguardanti questa terra martoriata dalla mafia, di slogan, luoghi comuni, volgarità, inesattezze, gratuite cattiverie e civetterie varie, spesso senza rendersi conto, preferisco credere così, che le parole pesano come un macigno.
Ebbene, con tutto il rispetto che posso nutrire per il suo giornalista e quindi per la professione che esercita (la mia è una famiglia con lunghe tradizioni tipografiche, editoriali e giornalistiche), le faccio notare che nell’articolo di cui parlo sono state commesse alcune gravi scorrettezze nei confronti della nostra cultura, del nostro essere, della nostra dignità.
Ritengo infatti totalmente gratuite le asserzioni contenute nel paragrafo che così recita: “Nella sua prima visita ufficiale con la fascia biancorossaverde, Sgarbi è assediato da nugoli di notabili locali, cittadini, bambini scalzi, vecchierelle, belle ragazze dal ruolo non ben definito, …”
I bambini scalzi, un tempo presenti nei quartieri poveri delle nostre città (così come in tutti gli ZEN di Milano, Roma, Palermo, Napoli, Torino …), non sono certamente alla corte di Sgarbi, né dietro le porte del Municipio di Salemi; il suo giornalista non può pertanto rappresentare gli scalzi, se mai li avesse visti, quale simbolo di una povertà o più che altro di un degrado culturale che non si addice a gente che questa povertà ed il conseguente malessere interiore, vive con estrema dignità ed orgoglio.
“Belle ragazze dal ruolo non ben definito” scrive ancora Giordano. Vuol fare forse intendere che le nostre figlie sono delle “puttanelle” in cerca dei “favori” del biondo sindaco?
Veda, gentile Direttore, Sgarbi certamente darà il proprio contributo al risveglio non solo culturale di una cittadina di estrema periferia, ricordata dalla storia cartacea, ma sopraffatta dall’oblio e la stampa potrebbe aiutarlo in questa sua azione, evitando di infarcire gli articoli di parole “pesanti”.
Ritengo che se Sgarbi fosse stato eletto sindaco di Grado, amena e ricca cittadina sull’Adriatico, il giornalista si sarebbe guardato bene dall’esprimere per le gradesi gli stessi pesanti giudizi, non perché più o meno puttanelle delle salemitane, ma perché Giordano ed altri come lui si occupano della Sicilia per luoghi comuni, per sentito dire o fors’anche per disprezzo della gente che ci vive, senza che minimamente li sfiori un sentimento di grande rispetto per milioni di cittadini onesti, sopraffatti da un fenomeno che, dallo sbarco dei garibaldini a Marsala (Cavour e l’unità d’Italia), degli americani a Licata (il generale di ferro George Smith Patton) e della nomenklatura romana a Palermo (massoneria, politica, imprenditoria), è sempre andato a braccetto con i potenti di turno, rendendo inutile il tentativo di riscatto ed impari una lotta spesso condotta fino all’estremo sacrificio.
Basta, per favore, con i luoghi comuni. Venite a viverci, come ha fatto Sgarbi, in questa splendida terra di luci, di colori, di odori, di sapori e di amore; solo così potrete ravvedervi e rendervi conto che le cose stanno in modo diverso. Totalmente diverso.
Svanhild Roald Vento

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