Questa è una lettera inviata al direttore del periodico "Monitor" che in un editoriale dal titolo "Il partito dei reduci" mi indicava, assieme ad altri pochi amici, fra gli ex del Sen. Antonio D'Alì. Nell'editoriale si diceva pure che "questi, qualora decidessero di scendere in campo, formerebbero una squadra di tutto rispetto"
Monitor ha pubblicato questa lettera nel n.30 del 15 Ottobre 2010
Gentile Direttore,
mi riferisco a “Il partito dei reduci”, titolo dell’editoriale apparso sul n.29 del Suo giornale, in cui, fra gli altri, mi cita quale ex del Senatore D’Alì.
Vorrei, al fine di una cattiva interpretazione di cose e di fatti, esporLe alcune considerazioni in proposito.
La mia lunga stagione politica al fianco del Sen. D’Alì, ha “subito” una pausa di riflessione quando qualche anno addietro, a seguito delle ricorrenti “incomprensioni” tra lo stesso, l’On. Adamo e l’On. Maurici, alcuni uomini di partito furono costretti a fare i conti con la “sporca” regola politica “o sei con me, o contro di me”.
Fu quello il tempo delle epurazioni e, cosa ancora più grave, della triste vicenda che vide il Sindaco Fazio e l’allora Presidente della SAU Vito Dolce, rivendicare loro “diritti” e “verità” nelle aule dei tribunali, con registrazioni sconcertanti che vennero alla luce. Io, allora, fui chiamato come persona a conoscenza dei fatti, a rispondere per circa quattro ore agli “interrogativi” degli inquirenti.
Il clima, gentile Direttore, non era di guerra fredda, ma di una guerra al massacro che lasciò “ferite” che difficilmente il tempo cancellerà.
Malgrado tutto, io cercai di continuare la mia azione all’interno del Partito, attivandomi con l’amico Francesco Briale, nel tentativo di “ricostruzione” di un giocattolo i cui ingranaggi erano dispersi in tutta la provincia.
Niente da fare! Il gioco al massacro fra i due leader era tale da travolgere anche chi stava vicino e qualunque tentativo di ricucitura finiva sempre in un cul de sac.
D’Alì e la Adamo continuarono a tormentare la vita del partito e a molti non rimase altro da fare che un passo indietro. Conseguentemente, al potere, nei sottogoverni locali, negli assessorati della provincia, andarono soltanto yes man, ovvero uomini capaci soltanto di dire “sì” al padrone di turno; così come oggi è richiesto ai parlamentari nazionali, beneficiari e al tempo stesso schiavi di una legge elettorale che li sottomette al volere di quei leader che hanno il potere di riconfermarli o meno nel prestigioso incarico.
Sono un ex di D’Alì? Assolutamente no! Sono certamente un ex di Forza Italia, un ex del Popolo della Libertà, un ex di questa politica balorda che ogni giorno di più mette gli uni contro gli altri, come se per ognuno di noi si trattasse di una guerra personale e non di un impegno politico al servizio della collettività. D’Alì, per quanto mi riguarda, ha lavorato bene per questa città, di altro non voglio parlare.
Oggi mi sento un ex ed un “ravveduto” per via delle mortificanti vicende politiche nazionali che danno sempre più un quadro del degrado in cui, con i nostri silenzi, abbiamo consentito che si facessero leggi ad personam; che si tutelassero personaggi plurinquisiti; che si nominassero Ministri per sottrarli alla giustizia; che si pensasse a “processi brevi” e lodi vari per tutelare non il cittadino ma altro; che si imbastissero dossier per mettere in silenzio il “dissenso”. E poi le escort e i balletti rosa! Che vergogna!
Sì, sono un ex, perché quando Berlusconi nel 1994 scese in campo, si era al tempo di mani pulite, l’entusiasmo popolare di milioni di italiani travolse anche me, inconsapevole, genuina pedina di un progetto di potere che oggi mostra tutte le sue negatività.
Ma perché ex di D’Alì? Per colpa di Giulia Adamo? Di Peppone Maurici? Di Mimmo Fazio? O di qualche gentildonna che da Roma ama occuparsi della politica locale? Sono un ex e basta!
Lei parla di un “partito dei reduci” No, assolutamente no! Ma non posso smentire che non ho mai smesso di partecipare al dibattito socio culturale e politico di questa provincia, anche se qualcuno pensa di aver tagliato l’acqua.
Come Lei dice, gentile Direttore, il tam tam viaggia sulla rete, come sulla rete viaggia il tam tam di Peppe Grillo. Attenzione, nessun collegamento, ma solo per far capire che si è in molti; molti ma molti di più di quanto si possa immaginare.
La gente è stanca di questo modo di far politica, a destra e a sinistra. E’ stanca di doversi costantemente “schierare”. I nostri giovani stanno crescendo sull’onda del berlusconismo o dell’antiberlusconismo. Riteniamo che questa sia una cosa seria, o un fatto che imbarbarisce noi e la nostra politica?
I giovani cercano certezze che oggi non hanno; cercano di dare una svolta alla loro vita, ma il territorio che li ha visti nascere non sa offrire altro che le braccia aperte all’infinito di una famiglia che non si rassegna alla disperazione dei figli, costretti a cercare altrove la loro serenità.
Lotto per questo; lotto anche per i miei figli, perché siano finalmente orgogliosi di vivere in una terra che dia loro le stesse opportunità che hanno i coetanei di quel nord opulento che ha fatto le sue fortune anche sulla nostra pelle: con i nostri migranti, con i nostri cervelli esportati, con la nostra povertà, con i nostri politici corrotti e conniventi, con una Cassa del Mezzogiorno fasulla e asservita al potere centrale che ha elargito miliardi a personaggi e aziende che al territorio hanno lasciato poco o nulla.
Vogliamo continuare così?
venerdì 15 ottobre 2010
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