lunedì 10 gennaio 2011

Un progetto per Trapani

Un progetto per Trapani è un mio articolo pubblicato oggi su "Trapani OK"

Dopo l’intervento dell’amico Nino Oddo, socialista storico che ha rivendicato una Grande Alleanza anche per Erice (incorreggibile idealista anche lui), in molti potrebbero pensare che l’argomento sia stato adeguatamente trattato e che quindi ognuno di noi possa sentirsi legittimamente appagato di aver potuto esprimere il proprio pensiero grazie a un quotidiano che ormai da anni entra nelle case della gente.
Ritengo, invece, che sarebbe bene parlarne ancora, per cercare di stimolare il cittadino a partecipare a questo dibattito “politico” che non va sottovalutato, perché solo attraverso questo, quando scevro da ideologismi accecanti, si può pensare di costruire un progetto serio per questa Città che ha bisogno di essere amata più di quanto ognuno di noi abbia saputo sin qui fare.
Allora chiediamoci subito: quali prospettive per Trapani?
Se l’aeroporto è una realtà, il porto potrebbe esserlo in un prossimo futuro, non tanto per l’auspicato ritorno dell’ “Autorità”, quanto attraverso l’incremento del transito delle navi da crociera ai cui armatori si dovrà avere la capacità di offrire “disponibilità” a 360 gradi, a cominciare dai servizi turistici ai passeggere fin dal momento in cui scendono la scaletta. Abbiamo forse dimenticato, in proposito, quanto è costato all’Ente Provincia, assecondare le rivendicazioni di Ryanair che oggi, grazie a certi interventi, è divenuta il motore dello sviluppo turistico.
E il problema dei confini Trapani Erice, si può risolvere solo attraverso la Grande Città? Non credo proprio. Anzi non lo credo affatto e non me ne voglia l’editore Grimaldi a cui un giorno dissi che non avrei partecipato ad un dibattito da lui promosso in proposito, perché non sentivo di avere specifiche competenze per entrare nel merito e dispensare “verità”; cosa che invece hanno fatto tanti ignoranti pappagalli, fors’anche meno competenti di me, che quel giorno hanno avuto diritto di cronaca.
Credo invece che se i sindaci dei due comuni smettessero di credere che “la piazza è mia”, come diceva lo scemo di “Nuovo cinema Paradiso”, allora si potrebbe risolvere il problema dell’acqua, il problema dei trasporti, il problema della munnizza, il problema delle fognature; si potrebbe risolvere il problema degli ospedali (quale problema, considerato che in tutt’Italia ve ne sono di grandi e importanti anche in paesini di poche migliaia di abitanti?); con più senso civico si potrebbero affrontare e risolvere tutti o quasi tutti i momenti di crisi.
Attenzione, l’unificazione dei due comuni (chiamiamola così, non grande città, perché di grande continuerebbe ad avere assolutamente niente) non sarebbe un male, ma ritengo inutile portare allo scontro due pensieri diversi quando possono esserci soluzioni alternative.
Ricordo che quando i politici siciliani ridussero all’osso la povera Cassa di Risparmio, costretta a erogare crediti non adeguatamente garantiti, i sapientoni dissero che la stessa veniva assorbita dal Banco di Sicilia perché bisognava creare un grande gruppo; poi il nuovo Banco fu assorbito dalla Banca di Roma e così via fino ad arrivare all’UniCredit. Trapani e la Sicilia, così, persero tutte le banche più importanti ed anche tante opportunità. Dicevano i saccenti che la New Economy avrebbe offerto solo ai grandi gruppi la possibilità di sopravvivere nell’era del mercato globale. Come finì lo sappiamo tutti!
Io ho paura dei saccenti. Per la miseria! Sanno sempre tutto, guai a contraddirli.
No, cari amici, per risolvere molti dei problemi del nostro territorio ci vuole soltanto una nuova cultura del dialogo, una cultura del fare al di là degli steccati; una cultura che guardi all’interesse del cittadino e non del proprio elettore: una nuova cultura da Grande Alleanza Democratica aperta soltanto a personaggi al di sopra di ogni sospetto e privi di interessi personali o di gruppo.
Confermo il no deciso alle grandi ammucchiate pur di vincere. E’ Trapani e i trapanesi che devono vincere, non i potenti o i ricchi che fin troppo spesso potenza e ricchezza hanno accumulato sulla pelle dei deboli, dei buoni, dei semplici, degli onesti.
La sfida è lanciata.

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